I settori culturali e creativi sono importanti per assicurare lo sviluppo continuo delle società e sono il cuore dell’economia creativa, sono fondamentali perché favoriscono un senso condiviso di identità, cultura e valori europei, in particolare accelerano lo sviluppo umano, stimolano l’innovazione nel guidare una crescita sostenibile inclusiva, trasformano l’economia generando progresso socio-economico, creano nuovi posti di lavoro e opportunità, contribuiscono all’inclusione sociale e allo sviluppo umano sostenibile, oltre che a creare un impatto sul territorio e all’interno delle comunità.
Le industrie culturali e creative (ICC) sono uno dei settori economici in più rapida crescita al mondo che genera valore nella nostra società. Esse sono state definite nel Regno Unito come “industrie che hanno la loro origine nella creatività individuale, abilità e talento che hanno un potenziale per la creazione di lavoro e ricchezza attraverso la generazione e lo sfruttamento della proprietà intellettuale” (‘Creative Industries Mapping Document’, DCMS, 2001).
Per le organizzazioni internazionali come l’UNESCO, le industrie culturali (talvolta conosciute anche come “industrie creative”) combinano la creazione, la produzione e la distribuzione di beni e servizi che sono di natura culturale e solitamente protetti da diritti di proprietà intellettuale; settori di attività organizzata che hanno come obiettivo principale la produzione o la riproduzione, la promozione, la distribuzione o la commercializzazione di beni, servizi e attività di contenuto derivato da origini culturali, artistiche o del patrimonio.
Secondo il report Io sono Cultura redatto da Symbola, il “Sistema produttivo culturale e creativo” è costituito da cinque settori: le industrie culturali (nel quale rientrano ad esempio l’editoria, la cinematografia, la produzione musicale), le industrie creative (quali la comunicazione, l’architettura e il design, l’artigianato artistico ma anche l’enogastronomia), il patrimonio storico, artistico e architettonico (include gli enti di conservazione dei beni culturali come i musei e le biblioteche, ma anche la gestione dei luoghi di interesse); le performing art e arti visive (comprendenti gli eventi in presenza tra cui l’entertainment, i convegni e le fiere); infine le attività creative driven, non attinenti direttamente alla cultura ma che risiedono nella filiera del contesto.
I termini “industrie culturali” e “industrie creative” sono praticamente intercambiabili, mentre il concetto di “industrie culturali” è più legato al patrimonio culturale e alle forme tradizionali di creazione, le “industrie creative” includono le pratiche delle arti applicate, le innovazioni e la generazione di profitti e la creazione di posti di lavoro attraverso la creazione di proprietà intellettuale. Alla base del concetto di industrie culturali e creative ci sono “la cultura e la creatività”, due elementi fondamentali che fanno crescere le persone, la loro identità e i territori nella produzione di nuove idee per generare un cambiamento economico, sociale e culturale.
Autore: Germana Girelli